Gli occhiali sono stati inventati poco dopo la scoperta delle prime lenti biconvesse per presbiti, intorno alla fine del Duecento. Probabilmente furono il frutto della curiosità di uno o più artigiani vetrai intenti a lavorare il vetro in forme lenticolare (la parola "lente" deriva da "lenticchia"). Secondo molti l'invenzione ebbe luogo a Venezia, dove il commercio degli occhiali fiorì subito, tanto che la città decise di trasferire l'arte del vetro a Murano per proteggerne la segretezza. Inoltre, il fatto che nel Capitolare dell'arte del vetro le autorità veneziane diffidavano gli artigiani dallo spacciare occhiali di vetro per occhiali di cristallo, vuol dire che tale oggetto era in circolazione già da un pezzo. Secondo gli storiografi fiorentini, invece, la scoperta avvenne nella loro città per opera del domenicano Alessandro della Spina (m. 1313) o di Salvino degli Armati, il quale viene anche citato in una lapide commemorativa: «Qui giace Salvino d'Armato degli Armati, di Firenze, inventor degli occhiali, Dio gli perdoni le peccata, 1317»; questo oculista fiorentino, avrebbe riportato un danno alla vista e si sarebbe dedicato allo studio del vetro nel tentativo di trovare un rimedio al suo problema. I suoi occhiali consistevano di due lenti convesse che ingrandivano gli oggetti e quindi miglioravano la vista.
In ogni caso, l'invenzione presto si diffuse. A far entrare gli occhiali davvero nella storia fu un napoletano, il filosofo e scienziato Giambattista Della Porta (1535-1625). Ingegno precoce e vivacissimo, pubblicò a 23 anni la sua prima opera, Magia naturalis , di cui furono stampate quasi cinquanta edizioni, in varie lingue. E' un campionario di trucchi ed effetti speciali che oltre ad attirare la curiosità del lettore sono utili per descrivere i più vari fenomeni naturali, dalla falsificazione delle pietre preziose agli incroci tra gli animali, dalla cosmetica alla caccia. Nella seconda edizione del 1589 una parte è dedicata a problemi di ottica e in essa si parla di lenti. In particolare, di come sia possibile «per mezzo di una lente vedere vicinissimi gli oggetti lontani» o «con una lente di vetro leggere una lettera lontana».
Lenti e occhiali possono dunque smettere di essere carabattole solo con l'affermazione del nuovo sapere scientifico, fondato sull'esperienza e sul rifiuto di ogni dogma. Ma la diffusione delle lenti, da occhiali o da cannocchiale , è tutt'altro che incontrastata. Che il loro potere deformante potesse essere maligno fu un pregiudizio duro a morire. I medici del tempo meno disposti all'uso di queste protesi di vetro consigliavano una buona purga per schiarire gli occhi appannati. Altri sostenevano che questi congegni erano malefici e che comunque non potevano essere benefici, giacché si vede certamente meglio senza uno schermo davanti agli occhi.
Malgrado l'iniziale congiura del silenzio e le tante condanne successive, da Venezia a Firenze, e pi├╣ tardi in Germania, Francia, Spagna, gli occhiali conobbero una fortuna sempre crescente, confortata dal progresso dell'ottica e della strumentistica di precisione. Dai perni e dalle molle primitive si pass├▓ a studiare metodi e supporti pi├╣ comodi e il Settecento vide il trionfo di questo ausilio terapeutico, divenuto ormai gioiello e moda, esibito appeso alle collane o nascosto dalle dame in preziosi e fantasmagorici ventagli o astucci, e dai signori in imprevedibili tabacchiere o, pi├╣ tardi, anche nei bastoni da passeggio. Orafi e cesellatori si dedicarono a montature e astucci. Le odierne montature a stanghetta stentarono ad affermarsi, e prima di installarsi saldamente sul naso, sorrette dalle sottili asticciole, le lenti passarono attraverso una miriade di modelli. Ma il Settecento conobbe anche un'enorme diffusione del lorgnon - anticipazione del monocolo - costituito da una sola lente posta in cima a una lunga impugnatura e delle lorgnette, che impiegavano lo stesso sistema ma per le due lenti. Vennero poi i pince-nez , che con la loro montatura a stringinaso riprendevano quattro secoli dopo il motivo dei quattrocenteschi occhiali a ponte. Ma, del resto, anche le stanghette possono vantare antenati settecenteschi: i tempiali, lenti fissate su asticciole brevi che non raggiungevano le orecchie.
Abituati alla plastica, ci risulta oggi difficile immaginare la grande varietà di materiali delle prime montature. Gli occhiali sono stati incorniciati in piombo, corno e fanone, avorio e tartaruga, celluloide, bakelite, galalite e, naturalmente, oro e argento. Sembra che i primi occhiali con stanghetta siano stati opera di un ottico londinese, Edward Scarlett nel 1727. Furono chiamati «gli occhialini che lasciano respirare» perché le stanghette ancorate rendevano possibile le normali occupazioni senza paura che cadessero dal naso. Le prime lenti bifocali, che consentono di vedere con la parte inferiore in vicinanza e con quella superiore in lontananza, risalgono al 1760 e furono costruite da Benjamin Franklin (1706-1790) infastidito, sembra, dal fatto che durante un viaggio non potesse alzare gli occhi dal libro e godersi il paesaggio. In seguito, l'avvento della plastica permise di alleggerire il peso dello strumento che per molti era motivo di continui mal di testa.
Tuttavia, l'era della montatura come supporto fisico delle lenti volge virtualmente al tramonto: le lenti a contatto sono la temibile insidia. Le prime degne di questo nome furono inventate da un fisico svizzero, Adolf E. Fick (1829-1901), nel 1877. Prima di allora, nel 1680 degli ottici francesi avevano provato a realizzare un dispositivo composto da morbida gelatina da appoggiare sul bulbo oculare e sulla quale era fissata una lente di vetro. L'inconveniente di questa soluzione era che la lente cadeva spesso. Un secondo tentativo pionieristico fu quello di Thomas Young (1773-1829) e John Herschel che nel Settecento idearono un gel trasparente correttivo. Le lenti di Fick, invece, erano preparate lavorando il vetro in modo da fargli assumere la curvatura voluta, così che aderisse al bulbo oculare. Le prime lenti di plastica furono messe a punto dopo la scoperta del plexiglas, presso la ditta tedesca I.G. Farben, nel 1936. Le prime lenti a contatto, o corneali, in plastica furono approntate a metà degli anni Quaranta negli Stati Uniti. A parte il fatto estetico, le lenti corneali consentono di evitare i disagi legati agli occhiali con lenti molto potenti e hanno il vantaggio di non ridurre la grandezza delle immagini retiniche e di non limitare il campo visivo. Per decenni, in pratica sino agli anni Ottanta, lo standard dell'industria delle lenti a contatto sono state le lenti rigide, costruite con un particolare tipo di plastica, il polimetilmetacrilato. Queste lenti, per molti anni le uniche disponibili, potevano essere indossate solo durante il giorno, e non richiedevano particolari cure di manutenzione, ma erano scomode e provocavano spesso delle irritazioni. Perciò quando attorno al 1970 fecero la loro comparsa le prime lenti a contatto morbide, buona parte dei portatori di lenti le preferì, nonostante richiedessero cure maggiori. Durante l'attività fisica, le lenti morbide tendono infatti a rimanere a posto molto più di quelle rigide e, inoltre, determinano meno delle altre il fenomeno del cosiddetto "offuscamento da occhiali". Questo deriva dal passaggio all'uso degli occhiali ed è dovuto alle modificazioni apportate alla cornea soprattutto dalle lenti a contatto rigide. In seguito sono state messe a punto nuove lenti, sottili e con un maggior contenuto d'acqua, da indossare consecutivamente - giorno e notte - per un periodo fino a 30 giorni. Sembrava la soluzione ideale ai problemi della vista. Ma purtroppo i primi utenti, che credevano di poter semplicemente indossare le lenti e poi smettere di pensarci, hanno scoperto a loro spese che anche questa novità presentava i suoi svantaggi. Si è infatti compreso che nelle lenti indossate in continuazione molto spesso si accumulano proteine che irritano l'occhio, e si formano depositi di muco. Tutto ciò è molto meno frequente se le lenti sono rimpiazzate o rimosse, pulite con varie soluzioni o trattate periodicamente con particolari enzimi e disinfettate. Più recentemente sono state introdotte lenti "usa e getta", che non richiedono manutenzione perché vengono direttamente buttate via dopo una settimana consecutiva d'uso (e la loro adozione ha già provocato in alcuni casi la cheratite) e lenti rigide gas-permeabili, le cui controindicazioni non sono ancora ben note.
